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I suoli europei nel 2003 hanno ricevuto 16,5 milioni di tonnellate  di azoto di cui 7,6 da reflui zootecnici e 8,9 da fertilizzanti minerali. Benchè negli ultimi anni il trend della qualità delle acque superficiali tenda ad una stabilizzazione, per raggiungere gli obiettivi della direttiva sono necessari ancora notevoli sforzi. Le zone riparie essendo posizionate nell’interfaccia tra le attività umane del territorio e gli ecosistemi acquatici giocano un ruolo importante come sistemi tampone nella riduzione dell’inquinamento diffuso.
Processi di ruscellamento e lisciviazione possono portare ad un arricchimento di nutrienti come azoto e fosforo, sia delle acque sotterranee, sia di quelle superficiali; in particolare possono creare problemi di eutrofizzazione in laghi, lagune e mari.

I tempi impiegati e le modalità seguite dalle acque per raggiungere il fiume sono fortemente influenzate da diversi fattori quali: caratteristiche dei suoli, le condizioni climatiche nonché il livello e la tipologia della copertura vegetale. La conoscenza di questi fenomeni è fondamentale perché da essi dipende la velocità del deflusso d’acqua, il picco massimo di ruscellamento ed i carichi di sedimenti e soluti trasportati dalle acque. Mentre per quanto riguarda i primi due fattori le capacità di gestione, da parte dell’uomo, sono alquanto limitate, si può fare molto nella gestione della vegetazione.

 

Le fasce tampone arboree, grazie soprattutto alla vegetazione, possono captare i diversi inquinanti presenti nei deflussi e nello stesso tempo contribuire ad aumentare la scabrosità della superficie del suolo rallentando i flussi superficiali, favorendo l’infiltrazione e la permanenza dell’acqua nel terreno da cui il nome di fasce tampone o filtro.
L’azione diretta di intercettazione dei deflussi superficiali e sub-superficili diretti al corpo idrico riguarda principalmente il reticolo idrografico minore. La diffusione capillare del reticolo minore nel territorio permette di avere enormi superfici di interfaccia tra il sistema terrestre ed acquatico e conferisce alle fasce tampone un ruolo essenziale nella regolazione e nel trasferimento dei nutrienti in eccesso dal bacino di drenaggio al corpo idrico ricevente.

 

Le Fasce Tampone Boscate (FTB).

Gli ambienti di transizione tra ecosistemi terrestri ed ecosistemi acquatici (prati umidi, formazioni arboree riparie, zone umide fluviali, ambienti iporreici) sono in grado di esercitare una funzione filtro sui flussi idrici che le attraversano. La capacità di interazione con le sostanze presenti nell’acqua, in forma sospesa o disciolta, si traduce infatti in un’azione tampone che consente di ridurre i carichi inquinanti (sopratutto di azoto e di fosforo) che passano da un ecosistema all’altro.

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Nel caso specifico dell’azoto, i processi responsabili della diminuzione della quantità di nitrati presenti nell’acqua sono principalmente l’assimilazione (sia vegetale che microbica) e la denitrificazione. In particolare, il processo di denitrificazione rappresenta uno strumento importante per il controllo dei nitrati in quanto porta alla trasformazione dell’azoto nitrico disciolto nell’acqua fino alla produzione di azoto in forma gassosa. Questo processo di riduzione chimica viene messo in atto da diversi generi di batteri che in condizioni di anaerobiosi sono in grado di utilizzare il nitrato come accettore di elettroni alternativo all’ossigeno. L’attività metabolica dei batteri denitrificanti è strettamente legata alla disponibilità nel suolo di carbonio organico, pertanto la presenza della vegetazione arborea ha un ruolo determinante per i processi di denitrificazione, garantendo un apporto di sostanza organica anche negli strati più profondi del terreno (attraverso gli essudati radicali, i tessuti in decomposizione e le masse microbiche ospitate nella rizosfera).
In ambiente agricolo, i principi di funzionamento delle zone tampone trovano quindi applicazione nella realizzazione di Fasce Tampone Boscate (FTB) che separino i corpi idrici superficiali (scoline, fossi, canali, fiumi, laghi) da possibili fonti di inquinamento diffuso come i campi coltivati. Si tratta di formazioni a sviluppo prevalentemente lineare e gestite con tecniche forestali che possono essere integrate nel ciclo produttivo agrario, per ottenere biomasse legnose a fini energetici, legname da opera, frutti eduli, prodotti apistici, ecc. Inoltre, l’utilizzo delle FTB si integra bene anche in una strategia di salvaguardia ambientale più ampia, che persegua l’incremento della biodiversità, il ripristino del paesaggio e la riqualificazione degli ambiti fluviali.
I primi studi sulle fasce tampone risalgono agli anni ’70, quando l’Environmental Protection Agency degli USA ha posto in evidenza il ruolo critico dei terreni ripari e delle zone umide nel preservare la qualità delle acque dei fiumi e dei corsi d’acqua minori. Le prime misurazioni dell’abbattimento dei carichi di nutrienti che attraversano le zone riparie, con riferimento alla presenza di vegetazione arborea, hanno interessato gli USA negli anni ’80 e l’Europa a partire dagli anni ’90 (Lowrance et al., 1984 ; Peterjohn e Correll, 1984.; Welsch, 1991 ; Haycock e Pinay, 1993 ; AA.VV., 1997). L’Azienda Regionale delle Foreste del Veneto (ora Veneto Agricoltura) ha realizzato la sua prima pubblicazione sulle fasce tampone nel 1996 (AA.VV., 1996).

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