La tutela delle fasce di rispetto dei corsi d’acqua è, anche nel veneziano, oggetto di contenziosi amministrativi tra gli enti, come i consorzi di bonifica, e i cittadini, sia in ambito agricolo che urbano. Una situazione che rischia di peggiorare per effetto del decreto semplificazione, il 77/2021, che prevede una diminuzione delle pratiche “edilizie” e un maggior ricorso alle autodichiarazioni.
A lanciare l’allarme è stato stamane il consorzio Acque Risorgive, insieme ad Anbi Veneto, che ha riunito al centro culturale Candiani sindaci, tecnici delle amministrazioni, ingegneri, architetti, agronomi, geometri, e, ovviamente, il personale dei consorzi di bonifica del Veneto; presente anche il presidente della Commissione Agricoltura del Senato, Giampaolo Vallardi, che ha espresso un plauso ai Consorzi del Veneto per il grande lavoro svolto anche in occasione della deroga all’introduzione del deflusso minimo vitale dei fiumi.
“Poter eseguire una corretta manutenzione dei corsi d’acqua è un’azione fondamentale per ridurre il rischio idraulico. Per questo i Consorzi di bonifica sono impegnati a far crescere nella popolazione maggiore consapevolezza sull’importanza di rispettare le regole. Noi non vogliamo fare gli sceriffi, ma far comprendere che il rispetto delle norme sugli argini e nelle aree a ridosso dei fiumi è nell’interesse di tutti” ha spiegato il presidente di Acque Risorgive e Anbi veneto Francesco Cazzaro. Osservare le fasce di rispetto dei corsi d’acqua, oggi occupate da edifici, recinzioni, alberature venuti su nel tempo, significa anche riappropriarsi della funzione ricreativa dei corsi d’acqua, come dimostra – e lo ha ricordato l’assessore comunale De Martin – il progetto che il Comune di Venezia sta realizzando con il parco fluviale del Marzenego.
Come hanno evidenziato, in apertura dei lavori, l’ing. Carlo Bendoricchio, direttore di Acque Risorgive, e il prof. Andrea Marion, docente di ingegneria idraulica all’Università di Padova, la vita dei corsi d’acqua risente certamente degli effetti introdotti dalla tropicalizzazione del nostro clima, ma ancor più risente dell’azione dell’uomo: scelte del passato e comportamenti tuttora presenti mettono a grave rischio la sicurezza del territorio.
Dal convegno è emerso che non servono nuove leggi (quelle che ci sono basta e avanzano, ha sottolineato l’avv. Zen che si occupa di contenziosi in materia), come pure che esistono già gli strumenti urbanistici per intervenire (si pensi ai piani delle acque che consentono ai nostri comuni di conoscere le criticità esistenti nel proprio territorio sulle quali poi intervenire, ha ribadito Salvina Sist, direttore pianificazione territoriale della Regione Veneto).
“Serve un nuovo patto, tra Consorzi di bonifica, istituzioni e cittadini. E proprio il Veneto oggi si candida a fare da apripista in questa nuova stagione della rigenerazione che abbiamo davanti” ha concluso il direttore di Anbi Massimo Gargano.

