Interventi di riqualificazione dei corsi d’acqua.

Dovendo integrare obbiettivi apparentemente distanti e contrastanti tra loro come: rischio idraulico, bonifica, irrigazione, gestione sostenibile dell‘ambiente, riqualificazione del territorio ed espetti economici; il Consorzio Acque Risorgive, già Dese Sile, fin dalla fine degli anni 90 ha iniziato ad intraprendere una nuova strategia di gestione, la dove possibile, più ecologicamente sostenibile rispetto al passato.

Un “lavorare insieme alla natura” che ha permesso di valorizzare le potenzialità di una parte significativa della rete idrica di pertinenza. Le opere che il Consorzio ha progettato nell’ambito delle attività di disinquinamento e tutela delle acque, si sono inserite e hanno trovato finanziamento nel più ampio piano di riqualificazione ambientale del Bacino Scolante nella Laguna di Venezia, il Piano Direttore 2000: lo strumento di programmazione della Regione del Veneto che mira alla salvaguardia fisica, ambientale e socio-economica della città e della sua Laguna.

La Fossa Pagana a Favaro Veneto prima dei lavori
La Fossa Pagana a riqualificazione avvenuta
La Fossa Pagana a Favaro Veneto prima dei lavori
La Fossa Pagana a riqualificazione avvenuta

ELIMINAZIONE DEI RIVESTIMENTI IN CALCESTRUZZO

All’interno della strategia di prevenzione messa in atto dalla Regione, il contributo offerto dagli interventi relativi ai canali di bonifica si è concretizzato in una serie di azioni che potessero favorire i processi naturali di fitodepurazione delle acque. Il risezionamento degli alvei ha quindi comportato l’incremento della vegetazione all’interno dei corsi d’acqua, la realizzazione di fasce tampone arboree in grado di intercettare i deflussi idrici, il recupero di ambienti fortemente compromessi e degradati, il ripristino di zone umide naturali scomparse, e la trasformazione dei collettori da un assetto artificiale (caratterizzato da tracciati rettilinei, spazi ristretti, alvei a sezione trapezia e sponde ripide o in cemento) a un assetto più naturaliforme (tracciati sinuosi, alvei irregolari in terra, banchine esondabili di dimensioni variabili e ricche di vegetazione).

Per il Consorzio è indubbio che si sia trattato di misurarsi con un nuovo approccio alla progettazione delle opere idrauliche e che questa opportunità abbia rappresentato un’occasione di crescita, in termini di competenze e professionalità. Una nuova ottica di tutela del territorio che ha coinvolto il “pensare la bonifica” nel suo insieme: a partire dal rallentamento dei deflussi per arrivare all’applicazione di nuovi piani di gestione della vegetazione che non trascurassero la valenza naturalistica dei canali stessi. Il Consorzio si trova così impegnato in un piano importante e articolato di qualificazione ambientale del reticolo idrografico; piano che avrebbe potuto limitarsi a un solo obiettivo di rilievo, come riportare la qualità delle acque a un livello accettabile, e che invece ha preferito guardare più lontano: mettendo mano all’assetto fisico dei corsi d’acqua per ridare spazio e naturalità, diminuire il rischio idraulico e, per quanto possibile, tornare a favorire i naturali processi geomorfologici.

Oggi, a più di dieci anni di distanza dall’inizio di questo percorso di cambiamento, il lavoro e l’esperienza maturata hanno reso quasi scontato affermare che progettare e gestire in sintonia con la natura ha permesso al Consorzio di assicurarsi una gamma di benefici molto più ampia rispetto a quanto sarebbe stato possibile ottenere se le scelte fossero state orientate alla sola efficienza idraulica.